Sagrantino, la sacralità di un sorso

Origini, storia e leggenda di un vino la cui storia è legata a doppio fino con l’Umbria e lo Stato Pontificio: il Sagrantino.

Siamo di fronte a uno dei vitigni più antichi al Mondo, alla Storia e alla Leggenda che si materializzano attraverso un vitigno. Siamo in Umbria, cuore verde d’Italia e regione spirituale e misteriosa allo stesso tempo, che è considerata dai tibetani “un centro di energia “e che è da sempre una meta prediletta e in un certo senso obbligata per viaggiatori e pellegrini. Il Sagrantino è un vitigno da cui si produce l’omonimo vino, che viene coltivato da secoli sulle prime propaggini collinari della regione Umbria: essa è anche notoriamente una terra di santi e qui nacquero San Francesco d’Assisi, patrono d’ Italia e San Benedetto da Norcia, patrono d’Europa e di Santa Rita da Cascia, un paese della Valnerina situato in provincia di Perugia.

Sagrantino tra spiritualità e storia

La storia dell’Umbria è legata a doppio filo con l’esistenza in vita dello Stato Pontificio e questa cosa riguarda anche il vino Sagrantino, che era considerato uno dei migliori vini che si producevano sotto lo Stato pontificio e che allietava le tavole sia dei papi che della nobiltà romana.

Il Sagrantino lo troviamo anche citato nei testi sacri in quanto è stato il primo vino (nella versione passita) ad essere mai stato utilizzato per servire una messa: il nome deriverebbe per l’appunto dal termine “sagratus” (divenuto poi “sagrato” ai giorni d’oggi) che anticamente veniva usato per descrivere il “basement” di marmo sul quale si ergeva il prete per rivolgersi ai fedeli, rimarcando il pregio di questo vino che iniziò ad essere commercializzato nel Medioevo.

È interessante notare come Plinio il Vecchio, nella sua “Naturalis Historia”, si riferisca ad un vitigno tipico della zona che corrisponde oggigiorno all’Umbria, con l’appellativo uva “Itriola” che secondo altri sarebbe l’antico nome del Sagrantino o comunque un suo antenato.

Da allora poi un lungo silenzio, almeno sulla base degli studi effettuati, fino all’anno mille: da questo momento, attraverso documentazioni sempre più dettagliate, l’importanza economica e sociale della vite e del vino inizia ad essere sempre più evidente.

La DOC

Facendo un balzo nel tempo poi, e approdando nel 1979, il Sagrantino diviene DOC e dal 1992 ottiene un proprio disciplinare acquisendo il marchio DOCG, sia per il secco che per il passito, in riferimento a un vino in purezza le cui uve devono essere coltivate unicamente nelle zone di Montefalco e nei comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria. Il decreto del 2002 del Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha poi ulteriormente limitato l’utilizzo del nome Sagrantino unicamente al Montefalco Sagrantino DOCG nella versione secca o passita.

Le caratteristiche organolettiche

Uscendo invece dall’interessante aspetto sacral-storico di questo antichissimo nettare e passando invece alle sue caratteristiche organolettiche, va evidenziato che il vino che si ricava da questo vitigno è molto conosciuto nel mondo da un lato, grazie alla sua grande intensità, concentrazione e capacità di invecchiamento, dall’altro, grazie all’alto salutistico contenuto polifenolico presente nella parte esterna della sua buccia.

Studi protrattisi negli anni, hanno evidenziato che il numero di polifenoli (potenti antiradicali ed antiossidanti) presenti nel Sagrantino, sia circa 33 volte maggiore che in qualsiasi uva a bacca rossa nel Mondo!

L’origine del Sagrantino

Il Sagrantino viene inoltre considerato un vitigno autoctono nonostante le ipotesi e le congetture che si fanno sulla sua vera origine. Ci sono a questo proposito diverse correnti di pensiero: alcuni ritengono che sia stato importato dai primi frati francescani, altri invece pensano, e questa è l’ipotesi più accreditata, che il Sagrantino sia originario della Grecia e importato in Italia dai monaci bizantini.

Quest’uva è inoltre di una varietà tra le più tanniche al mondo e dà origine ad un vino di colore viola-nero, con un bouquet caratterizzato da un aroma di frutti rossi, cannella e terra. Le sue affascinanti e antichissime origini, unitamente ai suoi aromi che sanno di fascino culturale liquido, rendono questo vino una delle più significative creazioni enologiche italiane e questo approfondimento vuole rendere omaggio all’alta qualità che esso raggiunge attraverso il meticoloso lavoro dei produttori delle zone preposte alla sua creazione, ma soprattutto vuole celebrare un prodotto la cui sacralità’ è stata rivelata dalla Storia e dalle scoperte venute alla luce negli anni, nella speranza che il suo sorso possa farvi vivere, grazie alla conoscenza della sua origine, quell’emozione in più che sa di leggenda e tradizione. E che sa, appunto, di sacro.

Scritto da Carlo Attisano per mangiaebevi.it

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