Sassicaia, patrimonio dell’Umanità

Una DOC vanto per tutta l’Italia, sinonimo d’eccellenza assoluta. Parliamo del Sassicaia, di diritto una delle massime espressioni dell’enologia frutto della visione lungimirante del Marchese Mario Incisa della Rocchetta.

Esistono varie cose per cui gli italiani vengono “invidiati” nel Mondo, come la nostra storia, la nostra letteratura, le nostre incommensurabili opere artistiche, l’unicità del nostro cibo, il nostro vino. Già, il nostro Vino. Come i francesi sono riusciti a rendere universale la parola Champagne che ormai è diventata sinonimo quotidiano (lo diciamo con una certa tristezza) per indicare le “bollicine” (qualunque esse siano e di qualsiasi tipologia siano… e la tristezza ci assale nuovamente), così il Paese Italia ha visto affermarsi, per poi radicarsi fino ai giorni d’oggi, un nome che è diventato sinonimo di eccellenza assoluta nel mondo del Vino: Sassicaia.

Pronunciata questa parola, non c’è più nulla da aggiungere in una conversazione sul Vino. Perché è come parlare di Michelangelo Buonarroti nella Scultura, di Giotto nella Pittura o di Maradona nel Calcio: non c’è possibilità di fraintendimento, si parla di massime espressioni oggettivamente ed universalmente riconosciute. Questo non significa che non ci siano altri grandi scultori, altri grandi pittori o altri grandi calciatori, significa però che in un mondo di grandi “firme”, ci sono anche quelle che entrano di diritto nell’Olimpo di chi è andato oltre, di chi è intoccabile.

Se l’Italia ha, fra i tanti fiori all’occhiello in vari “settori”, anche uno molto prestigioso nel campo enologico, questo lo si deve al grande carattere, alla grande passione e alla visione fuori degli schemi del Marchese Mario Incisa della Rocchetta che, avvalendosi di collaboratori anch’essi appartenenti di diritto all’Olimpo del loro settore (su tutti, il compianto Maestro Giacomo Tachis) è riuscito a creare un Vino a cui  per la prima volta nella storia italiana, è stata addirittura assegnata una DOC riservata appositamente.

La DOC Bolgheri

La denominazione “Bolgheri Sassicaia”, infatti, la può utilizzare esclusivamente la Tenuta San Guido (di proprietà della Famiglia Incisa della Rocchetta) per il suo vino corrispondente, perché il Sassicaia è un “cru” in Bolgheri interamente posseduto da Tenuta San Guido: si tratta, fino ad oggi, dell’unico vino in Italia ad avere un suo proprio disciplinare d’origine.

La passione e l’interesse di Mario Incisa della Rocchetta per il Vino e la viticultura, nasce e matura fin dalla sua giovinezza, a Rocchetta Tanaro, in Piemonte, attraverso gli scritti del suo prozio Leopoldo Incisa. Più tardi, studente in agraria presso l’università di Pisa, Mario è spesso ospite dei Duchi Salviati che hanno una Tenuta nei pressi di Pisa, a Migliarino.

Ecco come descrive, in una lettera datata 11 giugno 1974 all’amico Luigi Veronelli, celebre giornalista e critico di vino, la genesi del suo interesse per Bordeaux e per il Cabernet Sauvignon:

“[…] L’origine dell’esperimento risale agli anni tra il 1921 e il 1925, quando, studente a Pisa e spesso ospite dei Duchi Salviati a Migliarino, avevo bevuto un vino prodotto da una loro vigna che aveva lo stesso inconfondibile bouquet di un vecchio Bordeaux”.

Nel 1930, dopo aver sposato Clarice della Gherardesca, Mario Incisa si trasferisce a Bolgheri, circa 60 km a sud di Pisa lungo la costa tirrenica, in Maremma. Tenuta San Guido appartiene alla famiglia Della Gherardesca da molti secoli. È qui che Mario Incisa, nel 1944, inizia i suoi esperimenti con barbatelle di Cabernet Sauvignon provenienti dalla Tenuta dei Duchi Salviati di Migliarino.

 

Il Sassicaia

Il nome Sassicaia significa, nel dialetto locale, ‘terreno sassoso’: un simile suolo, unito ad un microclima del tutto particolare data anche la prossimità del mare, danno vita a quel terroir che Mario Incisa giudica ideale per la coltivazione del Cabernet Sauvignon.

Sassicaia inizialmente viene prodotto come vino di famiglia, strettamente privato, bevuto solo nella Tenuta, e la prima annata ad apparire sul mercato è il 1968.

Nel 1978, in occasione di una degustazione di Decanter Magazine a Londra, il Sassicaia 1972 viene giudicato il miglior Cabernet Sauvignon tra i 33 campioni pervenuti da 11 paesi. Da allora diviene celebre presso la critica internazionale ed è rinomato per aver reso Bolgheri un’eccellenza vitivinicola a livello mondiale.

Le nuove generazioni

Nicolò Incisa della Rocchetta, figlio di Mario, da 40 anni è il faro di Tenuta San Guido seguendo la tradizione con un occhio vigile all’innovazione e all’eccellenza. Dagli anni 70, epoca in cui Nicolò ha assunto la guida della produzione e della commercializzazione, la filosofia e i principi di produzione sono rimasti aderenti alle loro radici.

Allo stesso tempo Nicolò ha saputo dare al Sassicaia grande visibilità in ambito sia nazionale che internazionale ed ha dato vita ad altre due etichette: Guidalberto, la cui prima annata è il 2000 e Le Difese, nato nel 2002.

Fuoriclasse dal cosiddetto “taglio bordolese”, Sassicaia, fin dal primo anno della sua commercializzazione, ha ottenuto una serie infinita di riconoscimenti ai massimi livelli sia in ambito nazionale che internazionale ed oggi, alcune annate in particolare, sono diventate dei veri e propri cult per collezionisti e grandi amanti del Vino che sono disposti a stanare anche in capo al mondo, una sola bottiglia.

Da allora, non c’è stata una sola annata che non sia stata glorificata in tutto il Mondo sdoganando così, non solo Tenuta San Guido, ma la Toscana prima e l’Italia in generale poi, come Patria di vini di altissima qualità.

Rimanendo nell’Olimpo, abbiamo deciso di chiudere questo viaggio nel mito, lasciandoci cullare dalle indelebili parole che il più grande giornalista enogastronomo italiano, Luigi Veronelli,  utilizzò per descrivere Sassicaia:

“… rosso rubino cupo, riflessi granati, ben vestito e brillante, bouquet fitto, contegnoso in sé, di non comune scontrosa eleganza, gusto armonico ed elegante, completo, alto e caldo con insistito sentore di tartufo, nerbo consistente nella stoffa ben strutturata, tannini dolci e morbidi che lasciano un retrogusto persistente ed indimenticabile”.

Indimenticabile, come il fortunato assaggio di questo patrimonio dell’umanità che diventa vanto personale e puro orgoglio da condividere.

Scritto da Carlo Attisano per mangiaebevi.it

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